Dopo il post sul brigantaggio visto dal sud di qualche giorno fa, voglio insistere sull’argomento con una recensione di Rocco Biondi sulla recente fiction Rai incentrata sulla figura del brigante Carmine Crocco ,”Il generale dei briganti”:
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Cari amici, qui dico amici
Nel senso vasto della parola:
Moglie, sorella, sodali, parenti,
Compagne e compagni di scuola,
Persone viste una volta sola
O praticate per tutta la vita:
Purché fra noi, per almeno un momento,
Sia stato teso un segmento,
Una corda ben definita.
Dico per voi, compagni d’un cammino
Folto, non privo di fatica,
E per voi pure, che avete perduto
L’anima, l’animo, la voglia di vita.
O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu
Che mi leggi: ricorda il tempo,
Prima che s’indurisse la cera,
Quando ognuno era come un sigillo.
Di noi ciascuno reca l’impronta
Dell’amico incontrato per via
In ognuno la traccia di ognuno.
Per il bene od il male
In saggezza o in follia
Ognuno stampato da ognuno.
Ora che il tempo urge da presso,
Che le imprese sono finite,
A voi tutti l’augurio sommesso
Che l’autunno sia lungo e mite.Primo Levi, 6 dicembre 1985
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Il tutto è falso, il falso è tutto
Questo mondo
corre come un aeroplano
e mi appare
più sfumato e più lontano.
Per fermarlo tiro un sasso controvento
ma è già qui che mi rimbalza
pochi metri accanto.
Questo è un mondo
che ti logora di dentro
ma non vedo come fare ad essere contro.
Non mi arrendo ma per essere sincero
io non trovo proprio niente
che assomigli al vero.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
E allora siamo un po' preoccupati
per i nostri figli ci spaventano
i loro silenzi i nostri sbagli.
L'importante è insegnare quei valori
che sembrano perduti
con il rischio di creare nuovi disperati.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Non a caso la nostra coscienza
ci sembra inadeguata
quest'assalto di tecnologia
ci ha sconvolto la vita.
Forse un uomo che allena la mente
sarebbe già pronto
ma a guardarlo di dentro
è rimasto all'ottocento.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Io che non riesco più a giudicare
non so neanche che cosa dire
della mia solitudine.
Guardo con il mio telecomando
e mi trovo in mezzo al mondo
e alla sua ambiguità.
C'è qualcuno che pensa
di affrontare qualsiasi male
con la forza innovatrice
di uno Stato liberale.
Che il mercato risolva da solo
tutte le miserie
e che le multinazionali siano necessarie.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Ma noi siamo talmente toccati
da chi sta soffrendoci fa orrore la fame,
la guerra le ingiustizie del mondo.
Com'è bello occuparsi dei dolori
di tanta, tanta gente
dal momento che in fondo
non ce ne frega niente.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Io che non riesco più a ritrovare
qualche cosa per farmi uscire
dalla mia solitudine.
Cerco di afferrare un po' il presente
ma se tolgo ciò che è falso
non resta più niente.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Il tutto è falso
il falso è tutto quello che si sente
quello che si dice
il falso è un'illusione che ci piace
il falso è quello che credono tutti
è il racconto mascherato dei fatti
il falso è misterioso
e assai più oscuro
se è mescolato
insieme a un po' di vero
il falso è un trucco
un trucco stupendo
per non farci capire
questo nostro mondo
questo strano mondo
questo assurdo mondo
in cui tutto è falso
il falso è tutto.
Il tutto è falso
il falso è tutto
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Il tutto è falso
il falso è tutto, tutto, tutto.Giorgio Gaber
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Scusatemi per quello che credo d’aver capito.
Crocco e Ninco Nanco non hanno lottato per la terra e per l’amnistia?
E non hanno trovato né questa né quella.
Questo è morto ammazzato (meglio per lui, piuttosto che dieci ergastoli) e quello è morto di vecchiaia in un carcere di massima sicurezza.
Tanto ho capito dalla fiction che ho visto due volte perché mi addormento facilmente!
Mi è sfuggita la mistificazione che avete denunciato nel post.
Si capiva abbastanza chiaramente che, vuoi l’incolto e ferino Ninco Nanco vuoi il più “civile” Carmine Crocco (col proprio angelo custode materno), non hanno mai creduto totalmente alle promesse dei mazziniani e dei garibaldini, anche se a momenti l’amicizia (per Ninco Nanco) e il peso degli affetti per Carmine Crocco hanno avuto la meglio sulla diffidenza nei confronti della politica savoiarda.
C’è forse qualcosa che mi sfugge? L’argomento mi piace….
Pietro Santo
Il mio giudizio negativo si riferisce alla fiction storica che spesso, troppo spesso si giova di invenzioni, di personaggi di contorno mai esistiti. Mi può andar bene la giustificazione degli addetti ai lavori che, ritengono necessarie queste aggiunte, per creare gli intrecci necessari allo sviluppo di uno specifico filmico destinato alla grande platea televisiva. Bene, sarebbe elegante dichiarare nettamente questo scopo. Troppo facile giovarsi di una figura controversa come quella di Carmine Crocco per descrivere un fenomeno che, nell’ambito delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, è giunto buon ultimo, addirittura fuori tempo massimo. Crocco ha avuto una biografia complicata. Si può affermare che è stato un fedele suddito borbonico, sottolineando la sua appartenenza all’esercito di soldato di Ferdinando II, dimenticando il fatto che fu arruolato contro la sua volontà e che finì la sua carriera militare con una condanna per aver ucciso un commilitone. E’ stato garibaldino, ma forse gli interessava più la promessa di amnistia. Se si desidera un paladino del legittimismo, eccolo alla conquista di Venosa a difesa delle bandiere borboniche. Forse è meglio considerarlo criminale comune, eccolo rappresentato nel pieno della sua attività di rapina ed estorsione. Avrei gradito che la fiction avesse avuto una postilla che ne precisasse l’intento di uncuriosire il grande pubblico su un argomento negletto. Qualcosa insomma che accontentasse quei quattro gatti che non si placano con i semplici romanzi. Magari si sarebbe potuto chiarire che i briganti, non i banditi, furono usati prima e buttati dopo come un fazzoletto di carta con cui ci si è puliti il naso schifandose subito dopo. Dalla fiction traspare che l’incolto e il civile non sono incantati e incatenati dalle chiacchiere di chi li ha strumentalizzati, ma in fondo noi spettatori non abbiamo subito lo stesso tentativo d’incantamento? Siamo stati tutti in grado di resistere? Tutti quelli in cui si è accesa la luce della curiosità sul brigantaggio grazie alla fiction, saranno in grado di approfondire con mezzi propri?
A Potenza, nel Parco della Grancia raccontano una bellissima “La storia bandita”.
Pietro Santo
GRANCIA
Il grande Cinespettacolo
“La storia bandita”
All’interno del parco della Grancia, nel cuore della Basilicata, da luglio a settembre, tutti i sabati e le domeniche, va in scena il grande Cinespettacolo La storia bandita.
Si tratta dell’avventura del popolo lucano, raccontata in uno straordinario scenario naturale, tra le minacciose pareti montuose del parco e l’ombra del Castello di Brindisi di Montagna.
La storia bandita, interpretata da 450 comparse, cavalieri, danzatori, narra le gesta dei lucani per la libertà nelle insorgenze del 1799 e del 1861. Tra le voci dei narratori ritroviamo quelle di Michele Placido e Lina Sastri.
Numerosi sono gli effetti speciali utilizzati per rendere più avvincente e realistico lo spettacolo: 12 sorgenti di suono distribuite sull’intera scena, fuochi, schermo d’acqua per filmati ed immagini proiettate sulle rocce.
“E intorno a noi il timore e la complicità di un popolo. Quel popolo che disprezzato da regi funzionari ed infidi piemontesi sentiva forte sulla pelle che a noi era negato ogni diritto, anche la dignità di uomini. E chi poteva vendicarli se non noi, accomunati dallo stesso destino? Cafoni anche noi, non più disposti a chinare il capo. Calpestati, come l’erba dagli zoccoli dei cavalli, calpestati ci vendicammo. Molti, molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni. Le loro rivoluzioni. Ma libertà non è cambiare padrone. Non è parola vana ed astratta. È dire senza timore, è mio, e sentire forte il possesso di qualcosa, a cominciare dall’anima. È vivere di ciò che si ama. Vento forte ed impetuoso, in ogni generazione rinasce. Così è stato, e così sempre sarà…”.
(Carmine Crocco, dal Cinespettacolo “La Storia Bandita”, Parco della Grancia)
Si, uomo resistente alle strumentazioni Carmine, non ha voluto padroni, ma immagino le sofferenze dell’essere fuori…
“Sono giorni di fatica e di batticuore quelli del bandito. Quando latrano ì cani pastorini e squilla la tromba della guardia civica bisogna alzare il tacco. Una banda di sette uomini ha turni di guardia molto frequenti e leva il campo di fortuna in un batter d’occhio. Si getta erba bagnata e terriccio sui tizzoni dove si sono arrostite due patate, un passero, se va bene una gallina, e si fugge verso il cuore degli intrichi, tra le canne e gli acquitrini, a cavallo chi ne ha uno, a piedi gli altri, con la tromba, i comandi, le schioppettate nelle orecchie, la morte dietro la nuca. Nelle ore di riposo si disegnano per terra agguati, progetti di rapina, oppure si dorme, portati al sonno dalle cicale e dalla cornacchia, dal ronzio dei tafani che dissanguano le bestie.” (Raffaele Nigro – I fuochi del basento)
Immagini le sofferenze dell’essere fuori, con “le schioppettate nelle orecchie e la morte dietro la nuca”, quando tutti ti scansano, anche il più devoto vicino di casa o di capanna? E non ti vogliono neanche vicino per paura di essere coinvolti?
Dove abito io, a Brindisi (del Salento), nel quartiere Cappuccini, c’è gente che gira col suv, abita in case grandi con tre o cinque televisori, va in chiesa a mangiar comunioni, ma è uguale, copiata, come la gente che viveva duecento anni fa nelle campagne tra l’Agri e il Vulture, ex contadini cinici, egoisti, stuprati dagli stenti e poi, quel che li ha rovinati, urbanizzati. I figli lavorano in fabbrica, in ufficio, in farmacia, nell’esercito, nella marina, nell’Arma, e vanno in chiesa, ma considerano la “testimonianza” un grande disonore. Per costoro la solidarietà a chi è “fuori” (come tu dici) è un grosso problema.
A tutti questi da cinque anni ho tolto il saluto e l’accesso a casa mia, dove non voglio “ladri e spie”.
Ce n’è uno che non ha digerito e mi fa dispetti, sperando disperatamente in una discussione o litigio in campo aperto: ha sfregiato la mia auto, quella di mia figlia e quelle dei due maschi più grandi, strisciandole con una vecchia UNO sudamericana. Io nemmeno un’ombra!
Giorni addietro, meno di ventiquattro ore dopo che mi aveva strisciato la mia, ho visto la vecchia UNO sul cavalcavia De Gasperi schiacciata tra due grosse monovolumi. Ho confessato a mia figlia che era in auto con me un grosso rimorso: “Ieri gli ho augurato tutto il male possibile!”
I FATT’ BUEN’ CRISHT’
Pietro Santo
I FATT’ BUEN’ CRISHT’
Pietro questa espressione della nostra lingua, cosolatoria eppure terribilmente giustizialista, ci stà bene a condire quanto hai raccontato e ci raccontiamo, intorno ai Cappuccini di Brindisi. Consolatorio può essere farti sapere che lontano dalla lande natali, qui dove abito, non si è da meno in quanto ad essere scansati da vicini e conoscenti solo per voler “star fuori” dalle convenienze di tutti i giorni. Guai a voler esser sinceri, meglio cortesi e distanti che sinceri e vicini. E’ terribile, ma siamo il Paese della convenienza, dove i nuovi briganti sono coloro che vogliono esercitare la buona fede, al contrario i ladri veri sono portati in palmo di mano. Buona domenica!
Giacomo