Luce spande e scrolla i semi sotto i rami degli ulivi,
spunta e tremola il papavero,
l’olio afferra e incenerisce,
e la luce mai si estingue.
Rullo nelle città-grotta, rullo senza sosta alcuna,
pane bianco e labbra nere,
bimbi nelle mangiatoie
vanno in pasto a mosche in sciame.
Se nel giorno troglodita luce agreste si portasse,
il papavero dai lumi
fumerebbe e in sonno affanno
tutto lo consumerebbe.
Svegli asini condurrebbero otri d’acqua nel paese,
corde mani intreccerebbero,
vetro e perle alle pareti,
uscio in abito sonante.
Le madonne allatterebbero ed il bufalo berrebbe,
con il fumo tra le corna,
basterebbero i regali,
pesce, agnello e uova di serpente.
Sono franti infine i frutti, sono cotte anche le anfore.
L’olio scorre ad occhi aperti,
ebbro muore anche il papavero
da tarantole travolto.