Impariamo il persiano
Written by Antonello Sacchetti
Imparare il persiano. Pare facile. E forse non è poi così nemmeno difficile, per noi italiani. Io ci provo ormai da qualche anno e se i risultati rimangono incerti, crescono il piacere e la passione di misurarmi con questo aspetto fondamentale dell’Iran.
Il primo approccio al persiano è stato attraverso un amico iraniano che mi ha dato le prime preziosissime lezioni private. Poi ho seguito un corso all’Istituto per l’Oriente (Nallino) a Roma (www.ipocan.it). La grammatica di riferimento era lo storico e temutissimo Coletti.
Lo scorso anno ho ripreso a esercitarmi da solo con Rosetta Stone. A questo strumento da autodidatta ho appena affiancato il Corso di lingua Persiana di Daniela Meneghini e Paola Orsatti (Hoepli Editore).
Devo dire che per ora è il libro che si sta rivelando più chiaro e utile di tutti quelli (italiani, inglesi e iraniani) usati per studiare il farsi. Lo consiglio senza alcun dubbio.
Lesson number one:
At-tariq ila al-giawar al-kabir (la strada verso il Grande Gioiello)
Per chi voglia “imparare” i Persiani, imparare il persiano è un passaggio obbligatorio, più che necessario.
Come altre culture, anche la persiana pone nel proprio linguaggio i modi e i mezzi per significarsi e per comunicarsi.
Noi diciamo, per esempio, “chi si è scottato con l’acqua calda, teme anche l’acqua fredda”, mentre il Persiano, con i suoi grandi e sconfinati orizzonti, dice più “naturalmente” che ” chiunque sia stato morso da un serpente, teme anche un pezzo di fune” e cioè “az mur ghozidé, tenab ra mitarsad!”.
Un esempio più concreto del fascino morale della cultura persiana riguarda l’ospitalità: noi diciamo molto pragmaticamente che “l’ospite è come il pesce, dopo tre giorni affetesce”, in Persia invece c’è un imperativo categorico “mehemon hadiè kodà hast” cioè, STATE ATTENTI!, “l’ospite è dono di Dio”, con tutto quello che ne consegue sulla sicurezza degli ospiti, sul loro benessere, sul loro buon vivere quando sono in casa nostra!
Potrei fare altri esempi, modestamente però. Ma basta questo per sottolineare che la lingua è il mezzo più sicuro per entrare pienamente nella cultura persiana.
Quando si ha la fortuna di riuscire a “pensare in farsi (persiano)” la nostra vita stessa assume una dimensione diversa. Un poco come quella condizione chiamata “mal d’Africa”, che non è una malattia del corpo, ma è piuttosto una bellissima condizione dello spirito.
La buona conoscenza della lingua persiana apre sicuramente orizzonti fantastici chi vuol vivere almeno con qualche centimetro di elevazione al di sopra della terra.
Io ho cercato di imparare prima dai libri (delle scuole) elementari, per poi passare a piccoli passi alla letteratura. Putroppo ho interrotto bruscamente per un peccato d’immodestia davanti ad un “barone” dell’IUO di Napoli. Passato… remoto.
Io sono curioso e magari se proprio non imparo, ci provo. In quanto al passato non troppo remoto ho aggiunto un’immagine al post…
Se hai un’ora al giorno, dopo un anno potrai conversare agevolmente ed anche leggere e scrivere.
Trovati un amico persiano: la lingua è piuttosto facile.
P.S.- Hai capito chi è quel tipo strano all’ingresso del “manor jambon”?
Quella foto è del 1983…
Bah, 29 anni cosa vuoi che siano; quel tipo della foto potrebbe essere l’amico persiano con cui conversare fra un anno… 😉
Intanto ho cominciato con la lezione numero uno… 🙂
Sei un poco temerario a iniziare dall’arabo, che è appena più complicato, anche se ha l’alfabeto più corto di quattro lettere.
Comunque auguri.
E tu sei gentile, d’altronde è Natale: auguri!!! 😉
Spero che tra me e Smemorato sia sempre Natale, tutti i santi giorni dell’anno!
Sono certo che sarà così Pietro! Fai i miei Auguri, non solo di Buon Natale, ma Auguri sinceri da parte mia a tutta la tua famiglia!
Ciao. No grazie non è cosa mia, per me il persiano è proprio arabo. Hehehehehehheh
Ed hai ragione.
L’antica lingua persiana, cioè il pahlavi, trovò una veste ideale nei caratteri arabi. I grammatici aggiunsero all’alfabeto arabo di 28 lettere altre 4 lettere, pe, ce, sza, ga, facendo l’abito ideale per questa bellissima lingua e per la sua nobile poesia.
Così l’antica lingua nata per esigenze amministrative e catastali era, in un primo momento, diventata epigrafica e religiosa, per dare poi corpo ad una delle più belle letterature del mondo.
Dici bene, Carolemico, è “arabo”.
Scherziamoci su:
http://losmemoratodicollegno.wordpress.com/2012/12/25/babbo-natale-ha-perso-la-testa-e-la-strada-di-casa-mia/
Quando si dice…
…che le linee perfette si chiudono sempre a cerchio!!!….
(veramente l’ho inventata io al momento!)
Avevo stamattina un’idea che mi frullava per la testa, ti dovevo scrivere o chiamare per un tuo “autorevole” parere. Ho aperto il blog ed ho trovato la risposta alla domanda che non ti ho ancora posto. San Nicola forse mi ha fatto una grazia!
Ti scrivo. (però poi basta col computer…per oggi)